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Corte dei Conti… giudici rompiscatole!

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Ma quanto sono cattivi questi giudici della Corte dei Conti? Noiosamente implacabili trascorrono il loro tempo a far di conto (forse per questo si chiama Corte dei Conti), fanno le pulci allo Stato, alle amministrazioni nazionali e sopratutto locali e lanciano strali di denunce che prontamente la “politica” applaude e poi getta nel cestino dei rifiuti un attimo dopo.

Anche quest’anno all’apertura dell’anno giudiziario il presidente Squitieri ha messo in guardia sulle conseguenze della corruzione e della mala gestione delle risorse pubbliche. Iettatori!

A questi giudici continua a sfuggire il sereno clima di “pacificazione ” politica in corso da alcuni anni dove delinquenti, condannati, mafiosi e piduisti possono serenamente partecipare alla revisione della Carta Costituzionale essendo stati titolati, proprio a seguito della nuova era pacificatoria, novelli padri costituenti.

Giudici che si ostinano a considerare la corruzione come elemento che compromette non solo l’eguaglianza sociale e il diritto di ciascuno ad avere pari opportunità ma il funzionamento stesso dell’economia nel suo complesso aggravando lo condizione di crisi economica.

Il primato negativo per le irregolarità rilevate dalla Corte spetta agli enti territoriali, vere e proprie mangiatoie di denaro pubblico che vede nel Sud alcune supremazie.

Il quadro tratteggiato è a dir poco desolante. Alla corruzione si affianca la parente più prossima: l’evasione fiscale. La caccia ai cattivi evasori è il motivetto preferito di certa politica: un abito buono per tutte le appartenenze (e le stagioni). Lo indossi, qualche colpetto di ago e filo, qualche spilla e via; come nuovo. Ogni tanto lo arricchisci con un foulard di caccia alle streghe mandando la Guardia di Finanza in giro a terrorizzare qualcuno, poi li indichi al pubblico ludibrio e la tua bella figura l’hai fatta.

Invece questi giudici ne fanno sempre una questione e parlano di “affievolimento del sistema sanzionatorio”, inefficacia delle leggi a causa di norme contradditorie e troppo complesse per cui “conviene” non pagare e attendere un eventuale condono. Rilevando pure come l’evasore alla fine risulti anche un “poveraccio” che usufruisce degli aiuti dello Stato per gli indigenti.

Una Corte insomma che non si arrende ma che deve fare i “conti” con una politica che offre sempre facili scappatoie con condoni e depenalizzazioni (il caso delle Slot Machine dove le sanzioni sono state ridotte del 70% grazie al governo Letta con il decreto Imu ne è un fulgido esempio) per tacere delle complicità con la criminalità organizzata negli appalti pubblici.

In questo contesto il popolo italiano mugugna, impreca ma nella media, alla fin fine, spera di trarre qualche piccolo vantaggio per sè. La distanza tra la quetione “morale” della politica e la realtà non potrebbe essere più visibile. E questo ponte viene di continuo allungato da un popolo incapace di guardare a se stesso con dignità e senso dello Stato.

Un paese che non riesce a immaginare qualcosa di meglio per se stesso, per la propria famiglia, per il futuro. Piegato sul proprio ombelico bestemmia contro questo sistema cui contribuisce in modo determinanate a tenere in vita cullandosi nell’illusione dei ricordi di ideologie passate che non appartengono più all’agire e al pensare di questa classe politica.

Un’illusione molto pericolosa, come dimostra la Corte dei Conti; un meccanismo lento ma inesorabile nel corrompere l’intero sistema dall’interno privandolo di legalità e di energia economica. Possiamo discutere secoli se il debito pubblico sia o meno la causa dei nostri mali; quanto sia “pericoloso” e quanto, e se, sia necessario ridurlo e rinegoziarlo ma non si può trasportare l’acqua con un secchio bucato; questa si disperde e, prima o poi, la fonte dalla quale la preleviamo si esaurirà.

D.A. 12/02/15 www.tgvallesusa.it

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