di Davide Amerio.
Il Fascismo ha fatto, anche, delle cose buone. Questo si trova scritto, non proprio di rado, tra i post e i commenti sui Social. In genere queste affermazioni aprono delle dispute senza fine e senza costrutto. Elenchi delle presunte “cose buone” attuate dal Fascimo e dal Duce Mussolini, contro elenchi delle vergogne attuate dal regime per un ventennio.
Le contrapposizioni ideologiche, sopra tutto a buon mercato, e di chiara impronta semplicistica, sono all’ordine del giorno, sui Social. Ma nel “mondo reale” accade di peggio: ci tocca assistere a un malcelata tolleranza di manifestazioni di gruppi che si richiamano, senza timore né vergogna, al Fascismo e a capitoli di storia che vorremmo leggere solamente più sui libri.
Forse uno dei problemi è proprio questo: si leggono pochi libri, o si leggono esclusivamente testi di parte.
Ascoltiamo la Storia.
La Storia, ci racconta un’altra “verità”, mettendo insieme un po’ di “fatti” reali. Non è difficile attribuire a un qualsiasi “regime” dei meriti per aver, in un modo o nell’altro, messo in atto azioni, o realizzato opere pubbliche, che possono essere considerate positivamente.
La compagine delle persone che sostengono un regime non è solo composta dal Dittatore in sé, o da beceri accoliti, ma, anche, da persone valide che, per convinzione, o per opportunismo, mettono le proprie capacità al servizio del Dominus. In generale, quindi, di qualsiasi “regime” antidemocratico e repressivo, si potrà dire, quasi sempre, che “ha fatto anche cose buone” per la sua gente.
Il punto non è questo: se si vuole valutare un “regime” per ciò che esso realmente rappresenta. Una dittatura è tale in quanto, essendo antidemocratica, e quindi non riconoscendosi nei valori del pluralismo, non può che essere, nella sua forma e nella sua sostanza, repressiva e violenta.