1° maggio: 113 lavoratori al cantiere Tav contestano gli intellettuali.

terzo stato

di Davide Amerio.

Cari Lavoratori (del cantiere Tav della Maddalena)

a ridosso del 1° maggio il settimanle La Valsusa pubblica stralcio del vostro appello agli intellettuali che inneggiano al “sabotaggio” del cantiere chiedendo di essere “lasciati in pace” a fare il vostro lavoro. La frase centrale che viene riportata dal giornale è “Noi siamo uomini e donne che si guadagnano il pane sudando e non siamo raffinati intellettuali: per noi il verbo nobile è lavorare e quello ignobile è sabotare“. In vostro “aiuto” chiamate anche il vescovo della Val Susa mons. Alfonso Badini Confalonieri il quale chiede che “gli animi tornino sereni” e le contestazioni vengano fatte in altre sedi più opportune.

La vostra lettera merita una risposta e un chiarimento su alcune questioni, che valgono anche per il monsignore Vescovo di Susa.
Non ci sono intellettuali che inneggiano al sabotaggio come passatempo ma che affermano le ragioni che inducono un “popolo” al sabotaggio quando tutte le altre strade sono state percorse ma l’esito è vanificato dall’arroganza e dalla prepotenza di chi esercita il potere. Senza il “sabotaggio – non violento” il Mahatma Gandhi non avrebbe liberato l’India dall’oppressione degli Inglesi. Gandhi era un avvocato, un padre di famiglia, un fervente religioso indù, e un intellettuale. Una sua frase celebre tra le tantissime:

La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di tutti.

Siete lavoratori che si guadagando il pane sudando. Padri e madri di famiglia che devono affrontare ogni giorno le spese, i problemi, i drammi della vita: allevare i figli, pagare le bollette, pagare affitto o mutuo, prestiti e abbonamenti per qualche legittimo “sfizio”. Il vostro lavoro, come quello di tutti i genitori, è rivolto a creare un futuro per i vostri figli sperando sempre in qualcosa di migliore per loro. Qualcuno direbbe che state pensando al vostro esclusivo interesse, altri che siete dei “crumiri”. Credo invece voi stiate confondendo la vostra “necessità”, con il vostro reale “interesse”.

Nessuna persona dotata di un minimo di buon senso potrebbe pretendere o chiedervi di non lavorare in quel cantiere; come detto prima, il vostro lavoro è una “necessità” come hanno milioni di famiglie e milioni di genitori. Ma siete davvero sicuri che questo lavoro rispetti i vostri reali “interessi”?

Facciamo un esempio storico reale. Nel 1990, un anno prima della caduta del comunismo, ci furono violente manifestazioni in Bucarest (Romania). Erano dimostrazioni a favore della democrazia ed erano sostenute da eminenti intellettuali. Le manifestazioni furono disperse non dalle forze dell’ordine ma dai lavoratoti e dai minatori che invasero il centro di Bucarest al canto dello slogan “Noi muncim/ Nu gandim!“, tradotto in Italiano “Noi siamo lavoratori, Noi non pensiamo!“.

Avevano in odio e disprezzo gli intellettuali e gli studenti. Ma nel 2009 le cose cambiarono e furono le manifestazioni studentesche a contribuire alla rinascita del paese a partire dalle contestazioni contro il Ministero per l’Educazione.
I figli di quei lavoratori del 1990 in Bucarest hanno manifestato e lottato per cambiare il paese, con l’aiuto degli intellettuali e dei lavoratori medesimi. E sono riusciti a avviare il paese verso una fase di benessere.

Carl Marx era un borghese ed era un intellettuale. Come tale si indignò per la condizione di sfruttamento cui era soggiogata la classe operaia nella prima era industriale. Se oggi non siete costretti a lavorare 14 ore al giorno e i vostri figli di 8 anni vanno a scuola anziché in fabbrica a lavorare 10 ore al giorno è grazie a un intellettuale di nome Carl Marx e dei lavoratori che hanno combattuto per ottenere dignità e diritti imparando dalla sua filosofia.

Voi vi appellate al vostro diritto di “lavorare in pace”. Credo anche i lavoratori dell’Ilva di Taranto, morti per cancro, avessero diritto di “lavorare in pace” (e la pace l’hanno ottenuta: quella eterna però). Lo stesso vale per quelli dell’Eternit uccisi dall’amianto; per quelli che hanno lavorato nelle aziende mafiose che smaltiscono illegalmente rifiuti tossici; per quelli che hanno lavorato per costruire la base della linea Tav Roma-Napoli fatta impastando terra e veleni; per quelli che muoiono perché mancano le minime precauzioni di sicurezza e non tornano più a casa dalle loro famiglie. Etc etc.

Siete sicuri che la necessità di un lavoro, e di essere costretti ad accettare un qualsiasi lavoro, corrisponda ai vostri reali interessi?

Se domani mattina (e Dio non voglia, ma è già successo) sui vostri figli cadesse il soffitto della loro scuola perché questo Stato, quello che vuole la Tav a tutti i costi, usa i soldi non per la sicurezza delle strutture ma per cantieri e grandi opere che si rivelano, ogni giorno, una grande truffa, pensereste davvero di lavorare più sereni?

E se (Dio non voglia) vostra moglie dovesse partorire urgentemente e dovesse essere trasportata sino a Rivoli, rischiando la vita sua e del nascituro, perché all’ospedale di Susa gli stessi politici che vogliono il Tav, smantellano il reparto maternità perché i soldi li destiano alle “grandi opere” anzichè alla salute dei cittadini, vi sentireste ancora di “lavorare in pace?”.

E non ci sarebbe forse possibilità di lavoro, anche e sopratutto per voi, se si ristrutturassero le scuole, gli edifici pubblici che disperdono calore? E se ci si preoccupasse di più di far fruttare una valle come questa con il turismo aumentando i servizi, migliorando i trasporti, arricchendo la capacità ricettiva, non ci sarebbero altre opportunità di lavoro?

E tutto questo non corrisponde meglio al vostro “reale” interesse per voi e per la vostra famiglia e per l’intera collettività? Non è forse più importante questo tipo di interesse che la semplice “necessità” cui siete costretti da politici corrotti di accettare qualsiasi lavoro a rischio vostro, dei vostri figli, delle vostre famiglie, dell’ambiente in cui vivete, del patrimonio del territorio e della salute di tutti? (anche di quelle forze dell’ordine inviate a “proteggervi” e che vengono sollecitate a infierire con i manganelli su quanti contestano)

Gli intellettuali, quelli non al servizio del potere, sono coloro che pensano, studiano, esaminano, elaborano. Cercando di capire il passato e il presente per guardare al futuro, per costruire un futuro migliore. Senza gli intellettuali saremmo “Noi muncim/ Nu gandim!” tutti schiavi. Oggi viviamo ancora troppo da sudditi perché certa politica ci fa credere che “non dobbiamo pensare” ma solo “credere” – e obbedire – a quello che ci vendono in televisione (una volta era credere, obbedire, combattere e furono 20 anni di dittatura). La conoscenza, quella intellettuale, è quella che ci rende liberi e dobbiamo essere grati se esistono intellettuali che si ribellano contro chi ci vorrebbe schiavi, supini e servi.

Allora, cari Lavoratori, nessuno può pretendere che facciate gli eroi perché avete le vostre giuste necessità, ma voi non siate nemmeno quelli che gridano “Noi siamo lavoratori, Noi non pensiamo!“, perché siete persone prima di tutto e la libertà è una scelta e una conquista e la democrazia è un bene prezioso duro da difendere. La differenza tra un servo e una persona libera è che il primo della libertà non sa che farsene. Siate persone, innanzitutto. Buon 1° Maggio.

(D.A. 01.05.15)

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