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Gerusalemme città di Tutti

Gerusalemme

di Fabrizio Bertolami.

Con la sua decisione del 6 dicembre del 2017 su  ha lanciato un enorme masso nello stagno fin troppo calmo del dibattito internazionale sulla questione israelo-palestinese. Dopo gli annunci di almeno tre presidenti, Clinton, Bush jr e Obama, Trump è infatti passato all’azione dichiarando che gli USA sposteranno la loro ambasciata da Tel Aviv a .

Questa decisione ha aperto il vaso di Pandora che contiene tutte le forze regionali, e mondiali, interessate alle sorti della città delle “religioni del Libro”.

La questione religiosa.

Il punto infatti è focale negli equilibri geopolitici della regione, e di riflesso, del mondo, poiché la città è contemporaneamente sacra per le tre maggiori religioni monoteistiche, è contesa (e divisa) tra  e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), ognuna delle quali la vuole come propria capitale, ed è oggetto di forte interesse da parte delle maggiori potenze regionali: Arabia Saudita, Turchia ed  (sunnite) ed  (sciita). A livello mondiale, sono interessate alle sorti della città anche l’Europa (nella sua accezione più ampia, quella religioso-culturale), la Russia e ovviamente gli USA.

Ripercorrere l’intera storia della contesa, a partire dal 1948, anno della fondazione d’Israele non è qui possibile, ma possiamo almeno delineare alcune delle conseguenze che una decisione come questa può generare.

Prima è però necessario ricordare che il 21 dicembre, due settimane dopo la decisione di Trump, l’assemblea delle Nazioni Unite ha votato massicciamente (128 voti a favore, 35 astenuti e 9 contrari ) una risoluzione dell’Egitto che chiedeva di rifiutare la decisione presa dal Presidente Americano [1]. Sicuramente Trump e la sua amministrazione erano preparati ad un esito simile, cionondimeno è stato uno schiaffo in pieno volto agli USA da parte di quella “comunità internazionale” che molte volte si è accodata a ratificare le decisioni già prese da Washington.

L’ambasciatrice all’ONU, Nicky Haley, ha tuonato contro i “traditori” minacciando rappresaglie economiche, ma questa volta è diverso. Accettare e condividere quella decisione, provvedendo a propria volta spostando la propria ambasciata, è una decisione che nessuna Nazione può prendere a cuor leggero e senza timore di riflessi negativi.

SEGUE …

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