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TITANIC PD sbatte contro Iceberg a 5 Stelle

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Ci sono momenti in cui ti ritrovi dentro un cambiamento e ti domandi se sta veramente accadendo. C’erano una trentina di persone ieri sera vero le 23 in Pza Carlo Alberto in attesa dei risultati elettorali. C’erano giornalisti, deputati del M5S, alcuni sindaci, gli attivisti e i consiglieri regionali. Un appuntamento informale con la speranza di veder realizzare quel sogno che saltellava in modo impertinente tra gli sguardi, i saluti, gli abbracci ma senza svelarsi per timore di rompere l’incanto. Poi la valanga spietata dei numeri si è palesata sui telefonini e gente è giunta in piazza in continuazione da tutte le parti. Un corteo rumosoro e felice ha raggiunto il Municipio di Torino facendo sentire la propria voce in quel centro storico cuore e roccaforte del potere torinese facente capo al PD.

Come dell’Iceberg si intravede solo la punta ma la maggior parte del ghiaccio viaggia sotto il pelo dell’acqua, si è rivelata la forza di un movimento che ha lavorato per consolidare il proprio ruolo a contatto con i cittadini. Non ostante le bugie, le falsità, il fango riversato, la stampa di regime contro, ha dimostrato che è possibile cambiare. Si può, e si deve, esigere qualcosa di meglio di una classe politica dedita solo più agli affari, compagna delle banche, delle minoranze ricche, dei poteri “forti” che alla fine non sono poi così forti.

La soddisfazione di vedere le facce di quei politici, e di quei giornalisti, che fino al giorno prima apparivano con protervia in televisione e concedevano un sorriso compiaciuto e beffardo quando parlavano dei “grillini” inesperti, incapaci, troppo giovani, capaci di dire solo di “no”, anti-politici, demagoghi, populisti… ha ripagato migliaia di attivisti (e di eletti) di tante fatiche.

Il senso di questo voto non è solamente una vittoria del M5S e una sconfitta sonora per il PD (e per quel che rimane della destra). Rappresenta l’improvviso schiudersi del disincanto popolare, il risveglio dalle ubriacature mediatiche, sancisce il fallimento delle armi di distrazione di massa.

Hanno sottovalutato, deriso, non considerato quella voglia di cambiamento che diventa contagiosa, virale, trasmessa con le strette di mano, i sorrisi, le parole e la pazienza dell’ascolto.

Si sono fatti beffe delle grida “O-n-e-s-t-à” interpretandole – addirittura- come portatrici di un nuovo Stato Etico, una nuova subdola manifestazione di fascismo emergente. La realtà è molto più semplice, al limite del banale, incomprensibile per gli intellettuali artisti nei voli pindarici e nelle piroette con triplo salto carpiato da una sponda all’altra del panorama politico.

Se è mio diritto pretendere che l’amministratore del condominio di casa mia, cui affido del denaro pagando la quota delle spese, si comporti in modo onesto – e efficiente- con l’uso dei miei soldi, perché questo diritto non lo posso esercitare nei confronti di chi amministra la politica?

Decenni a raccontarci che la politica è una cosa sporca e costosa. Poi arrivano questi ragazzi giovani, meno giovani, e diversamente giovani, che dimostrano il contrario. Riportano la politica a contatto del cittadino e lo mettono al centro dell’attenzione e della loro attività. Parlano di Comunità e si ispirano a modelli come Sandro Pertini e Adriano Olivetti. Costi? La centesima parte di quello che normalmente spendono gli altri per “non” fare la stessa cosa.

Come già dimostrato in altri comuni l’eredità è difficile, complessa e piena di insidie. Faranno il possibile per esaltare ogni esitazione e ogni problema attribuendoli all’incapacità e all’inesperienza dei pentastellati. Ma anche questo tentativo fallirà. Perché l’azione del M5S si fonda nel contatto continuo con l’elettore, informato e coinvolto nelle scelte.

Mentre dal balcone del comune di Torino sventola per la prima volta una bandiera No Tav, la madre di tutte le truffe partitocratiche sulla testa dei cittadini e fardello ulteriore del debito pubblico, i presenti intonano l’Inno di Mameli. Ed è già storia.

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