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Servizi segreti: Isis non così forte come sembra.

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In un recente articolo apparso sul Fatto Quotidiano si menziona il resoconto del dibattito svoltosi a Perugia in occasione del festival nazionale del giornalismo. Durante il festival si è parlato di Califfato e di Isis ai quali la rivista Limes dedica l’ultimo numero in uscita.
Elemento comune del dibattito, che ha visto la partecipazione di Lucio Caracciolo (direttore di Limes), Sarah Varetto (direttrice di SkyTg24) e Paolo Scotto Castelbianco (responsabile della comunicazione del DIS – organismo che sovraintende ai servizi di intelligenze), è stata la considerazione di come l’Isis sia nella realtà meno forte di quanto non appaia sui mezzi di informazione e sui social. L’utilizzo spregiudicato dei media da parte dell’organizzazione terroristica e il rimbalzare dei filmati sui social ne accresce il prestigio agli occhi di una parte della comunità islamica.

Se questa consapevolezza è un dato positivo, essa giunge un po’ in ritardo rispetto al necessario e risulta ancora incompleta rispetto ad altre analisi. La prima studiosa a mettere in guardia sull’uso sagace dei media e delle nuove frontiere della moderna comunicazione attraverso Internet, da parte dei gruppi fondamentalisti, è stata Loretta Napoleoni, economista, analista politica e scrittrice, esperta di finanziamento di gruppi terroristici e riciclaggio del denaro.

Attualmente la Napoleoni sta viaggiano per il mondo per presentare il suo ultimo libro dal titolo eloquente: “ISIS – lo stato del terrore – chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo“.
L’introduzione del libro illustra in modo chiaro come, a differenza di altre milizie – come Al Quaeda -, l’Isis sia capace di sfruttare le risorse comunicative che la modernità mette a disposizione. Il primo errore commesso dall’occidente nei confronti dell’organizzazione armata è stato proprio quello di considerarlo alla stregua di qualsiasi altro gruppo in circolazione avente per obiettivo la “semplice” diffusione del terrore. Gli argomenti sono stati in parte anticipati in una intervista che realizzai con la cortesia di Loretta Napoleoni alcuni mesi or sono -mentre stava ultimando il libro – e che potete trovare QUI.

Nell’uso politico propagandistico dell’informazione nella politica italiana e nella continua ricerca dell’aumento degli ascolti, la questione Isis non ha ancora ricevuto il rilievo analitico cui la Napoleoni tenta di sopperire.
Obiettivo dello Stato Islamico, in contrasto alla retorica talebana precedente, è un messaggio politico verso il mondo musulmano: il ritorno del Califfato, l’età dell’oro dell’Islam. Per la diffusione di questo messaggio l’IS (Islam State):

Ha analizzato la macchina della propaganda che le amministrazioni statunitense e britannica hanno utilizzato per giustificare l’attacco preventivo in Iraq nel 2003. Particolare attenzione l’ha dedicata al discorso tenuto il 5 febbraio 2003 al consiglio di sicurezza dell’Onu dall’allora segretario di Stato americano Colin Powell, che ha creato il mito di Abu Mussad Zarqawi per giustificare l’invasione dell’Iran [1]

La creazione dello Stato Islamico può rappresentare per i musulmani sunniti (etnia cui appartiene l’Isis) ciò che Israele rappresenta per gli Ebrei, ovvero un potente stato confessionale che li protegga ovunque essi si trovano. L’organizzazione non si affida solamente alle pratiche terroristiche dietro alla patina della religione, bensì alla costruzione di un un nuovo stato e si preoccupa del consenso popolare:

Gli abitanti delle zone controllate dal califfato, infatti, sostengono che l’arrivo delle milizie dello Stato Islamico ha coinciso con un miglioramento della gestione quotidiana dei loro villaggi. [1]

[…] è questo il potente messaggio che l’Isis trasmette ai giovani musulmani che vivono il vuoto politico creato da fattori allarmanti quali la corruzione dilagante, la disuguaglianza e l’ingiustizia presenti nei moderni stati musulmani […].[1]

Siamo quindi di fronte ad un fenomeno diverso dai precedenti e l’occidente non sembra rendersene conto. L’Isis ha ben compreso come attraverso i social si può infondere il terrore e nello stesso tempo un messaggio a tutti i musulmani “frustrati” in giro per il mondo. A differenza degli Ebrei emigrati in America a causa delle persecuzioni naziste il musulmano che fugge dalla propria terra non ha le stesse opportunità di integrazione.

La seduzione dello Stato Islamico poggia sul concetto di appartenenza e di normalità per chi non ce la fa più a sgomitare e cerca nei suoi simili, i deboli, un gruppo al quale appartenere. La celebrazione dell’individualismo che lo smembramento del socialismo e la vittoria del neo-liberismo ci ha regalato ha prodotto anche questo, la solitudine esistenziale di chi non ha i numeri per emergere dalla massa. [2]

La costruzione di una “normalità” per il mondo dei musulmani, di una terra promessa – il Califfato – passa attraverso la distruzione di tutto quanto rappresenta diversità rispetto ad esso; e lo fa con una brutalità che ripercorre quella “banalità del male” del nazismo – descritta magistralmente da Hanna Arendt – in cui l’orrore diventa ordinario per persone deboli che si illudono di essere forti.

Una complessità che male si sposa con le facilonerie dell’informazione e anche dei governi che parlano di interventi militari come se le precedenti “esportazioni di democrazia” non avessero creato abbastanza danni. Si nega continuamente l’evidenza delle ripercussioni che le azioni militari generano nel Medio Oriente. La guerra al terrore di Bush, l’invasione dell’Iraq, gli appoggi indiscriminati a governi sciiti da parte dell’occidente; poi l’intervento in Libia dove proprio in queste ore sono sotto gli occhi di tutti, ma non tutti le comprendono, le conseguenze nefaste dell’intervento militare per abbattere Gheddafi, di certo un dittatore, ma – come ha sostenuto Alessandro Di Battista (M5S) recentemente in Parlamento – i dittatori si abbattono con il popolo e non contro di esso, generando destabilizzazione nell’intera area [2].

Spiega la Napoleoni:

L’invasione dell’Iraq ha offerto la possibilità di riaccendere la guerra sanguinosa e fratricida tra sunniti e sciiti impedendo la creazione di un fronte secolare in Iraq come era avvenuto in passato. Questo ha creato il movimento jihadista sunnita di cui lo Stato islamico ha preso la guida, una guida che Al Qaeda non ha mai avuto perché ambigua riguardo alla scissione tra il fronte sunnita e sciita. [3]

Da molto tempo sono le guerre per “procura” il vero problema del Medio Oriente; si armano e si finanziano gruppi armati per soddisfare gli interessi occidentali in determinate zone e in questo modo si scatenano delle ripercussioni a catena portando il terrorismo direttamente a casa nostra. Senza contare la violenza subita dalle popolazioni; gli esodi “biblici” per fuggire dalla guerra e la conseguente creazione di flussi migratori di disperati che cercano di raggiungere le nostre coste. Storie drammatiche su cui la politica è impegnata a speculare con avidità rivaleggiando in termini di buonismo contro razzismo.

La religione è il collante della lotta scatenata dal Califfato sunnita contro le élite sciite che si sono alleate con l’occidente, ma la vera guerra è condotta nei confronti del fronte imperialista (sciiti più occidente) utilizzando un rinnovato messaggio Jihadista.
Il rischio è che l’occidente continui a provocare danni sempre maggiori che gli si torceranno contro. La Napoleoni sottolinea chiaramente in questo passaggio il pericolo che incombe:

Washington ha scelto una strada pericolosissima ma non vuole dircelo: l’alleanza con l’Iran per usare le truppe di questa nazione contro lo Stato Islamico richiede un’inversione a U riguardo al regime di Damasco ed alle milizie sciite come gli Hezbollah libanesi. Questa nuova alleanza è esattamente ciò che vuole l’Isis, la creazione di un fronte unitario tra sciiti ed occidentali. [4]

D.A. 20.04.15

Fonti:

[1] ISIS – Lo stato del terrore di Loretta Napoleoni – ed. Feltrinelli 2014

[2] Isis la seduzione del male di Loretta Napoleoni per Il Fatto Quotidiano
     Intervento di Alessandro Di Battista al La Gabbia – La 7 (estratto)

[3] Isis la tigre del terrorismo si nutre di ossigeno mediatico di Loretta Napoleoni per il Fatto Quotidiano

[4] Isis dopo la Tunisia lo Yemen la versione Jihadista della lotta antimperialista di Loretta Napoleoni per il Fatto Quotidiano

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