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Imposimato: la Val di Susa sarà la prossima terra dei fuochi (archivio Tgvallesusa)

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Venerdì 28 novembre si è tenuto il convegno su “il processo decisionale delle grandi opere” promosso dal Movimento 5 Stelle, presieduto dalla Consigliera Regionale Francesca Frediani e che ha visto la partecipazione dell’Ing. Ivan Cicconi, dell’Avv. Massimo Bongiovanni, del vice presidente dell’Associazione Idra Pier Lugi Tossani e, ospite d’onore, il Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato.
Tav ma non solo, sopratutto analisi dei  meccanismi perversi che intrecciano la criminalità organizzata con la politica e attuano attraverso le grandi opere affari ingenti che ricadono sulle spalle della collettività. 
Le relazioni sono state molto precise nel definire il quadro e i meccanismi con i quali gli affari illeciti vengono messi in atto. L’intreccio è favorito dai governi, come spiega Ivan Cicconi. I problemi iniziano con la Legge Obiettivo che definisce le grandi opere in maniera indiretta. Una legge che crea una deroga rispetto alle norme europee previste per la gestione degli appalti e la tutela ambientale.
Il motivo è quello di accelerare la realizzazione ma delle opere previste nel Dpf del 2005 a oggi non c’è ombra di realizzazione o completamento. Sulla Torino-lione siamo a tutti gli effetti ancora in fase di progettazione. Ci sono stranezze che si configurano come possibili reati, spiega Cicconi.
La galleria di Chiomonte è stata avviata depositando il progetto come “variante della galleria di Venaus” . Avrebbe dovuto esserci una nuova gara di appalto europea per questa “variante” ma non c’è mai stata. Il cambio di definizione serviva a chiedere i contributi alla Comunità Europea e l’appalto è stato riaffidato al vecchio appaltatore, lo stesso consorzio del 2005. I governi italiani hanno giocato con l’UE facendo figurare la linea Torino-Lione come stralciata dalla Legge Obiettivo. Ma non è stato così e lo dimostrano le sentenze che hanno rigettato le contestazioni della Comunità Montana in merito accertando che l’opera non è mai stata stralciata.
La chiave del sistema è in questa legge che consente deroghe importanti rispetto al quadro normativo che era stato creato con la legge Merloni (legge quadro sui lavori pubblici) dopo gli eventi di Tangentopoli. Le norme europee prevedono due tipi di appalto. Uno convenzionale nel quale l’ente committente paga un prezzo pattuito per la realizzazione di un’opera commissionata ad un appaltatore. L’altro è un contratto di concessione nel quale il committente ha due facoltà: lasciare che il costo sia a totale carico dell’appaltatore, il quale però acquisisce un diritto di gestione per un determinato periodo (ex 30 anni) che gli consentirà di rientrare dell’investimento e di acquisire un profitto; oppure, oltre al diritto (di gestione) corrispondere una quota qualora il tipo di realizzazione commissionata abbia dei costi che non possono essere assorbiti nell’arco ragionevole del periodo della gestione. In questo caso la Legge Merloni stabiliva che questo “prezzo” non dovesse essere superiore al 50% del costo complessivo dell’opera.
Questa struttura della legge era funzionale a consentire una netta ripartizione tra le figure del committente e dell’appaltatore nonché a tenere separati i rispettivi interessi. Nel caso dell’appalto tradizionale il direttore dei lavori è nominato dal committente che in questo modo sorveglia e vigila sulla corretta esecuzione del cantiere. Nel caso del concessionario il direttore sarà nominato da quest’ultimo in quanto è suo interesse fare in modo che l’opera sia ben realizzata, nei tempi stabiliti e con i preventivi concordati poiché dovrà farsi carico della gestione successivamente.
Con la Legge Obiettivo italiana è stata creata invece la figura del Contraente Generale che viene definito come concessionario ma che in realtà non gestirà l’opera mentre può assumere completamente la direzione dei lavori! Quindi il diaframma che separava gli interessi tra i due ruoli viene a cadere e il controllato diventa controllore di sé stesso! Nel contratto di appalto tradizionale il controllo spetta di dovere – e di diritto – al committente, nella nuova configurazione i diritti sono tutti del “concessionario” e l’ente che ha commissionato i lavori può solo pagare.
Nel 2001 accade di peggio. Il vincolo del 50% da riconoscere al concessionario da parte dell’ente committente viene eliminato e da allora il project financing diventa lo strumento con il quale i costi delle grandi opere possono crescere a dismisura e senza più alcun controllo.
La Tav ne è un esempio ma la Sanità è l’altro settore sul quale il gioco dei costi senza limiti diventa evidente con aumenti di 800/900 volte sui costi dei servizi. Questo meccanismo genera debito pubblico occulto che viene inserito come debito nelle società concessionarie ma è tutti gli effetti debito dello Stato in quanto sono gli enti (dello Stato) committenti ad essere garanti al 100% dei costi.
Il potere assoluto così demandato alle concessionarie crea i fenomeni dei sub-appalti al ribasso che schiacciano la piccole e media impresa.
L’avvocato Bongiovanni rincara la dose e illustra i numerosi esempi di condizionamento che sono stati attuati sull’opinione pubblica per giustificare il progetto della Torino-Lione. Le pressioni si sono basate, già molto tempo prima della presentazione del progetto, con articoli apparsi sui quotidiani che dichiaravano la linea tradizionale Torino-Bardonecchia come satura e inadatta a supportare il crescente traffico merci e di persone verso la Francia. Tutti gli studi eseguiti da società terze hanno dimostrato esattamente il contrario. Già nel 2000 una commissione Italia-Francia per valutare la necessità dell’opera aveva concluso i lavori considerando l’alto rischio dei costi e dell’inutilità dell’opera. Ma questo non ha fermato quanti hanno avuto interesse a fare pressioni per spingere il progetto.
Quando nel 2010 il governo italiano si rende conto che i cittadini della Val Susa continuano ad opporsi alla realizzazione della linea, con un atto inaudito espelle dall’Osservatorio tutti i sindaci contrari all’opera e i rappresentanti della Comunità Montana della Val di Susa e Sangone.
L’intervento conclusivo del giudice Imposimato traccia la storia dell’Alta Velocità in Italia. A lui fu affidato nel 1994, quale membro della commissione antimafia, il compito di verificare l’attività criminale nel sud d’Italia. Incaricate le forze dell’ordine per indagini a tutto campo, a partire dalle numerose bombe che esplodevano lungo il percorso della nuova linea AV Roma-Napoli, ne emerse un quadro sconcertante. I costi della linea erano, in certi casi, saliti del 1000% mentre erano in corso scioperi degli operai che non venivano pagati. La motivazione fu subito chiara: i soldi finivano nelle tasche della Camorra e dei politici mentre i costi li pagavano i cittadini. Ma lo sconcerto fu l’intreccio creato tra l’AV e i rifuti tossici riciclati attraverso le terre di scavo. In quel momento, ricorda con dispiacere Imposimato, il fenomeno fu ampiamente sottovalutato ma le successive azioni della magistratura dimostrarono i fatti allora accertati dalla commissione antimafia. Le confessioni dei pentiti di mafia hanno confermato che sotto la linea AV e la terza corsia dell’autostrada del Sole sono stati seppellite tonnellate di rifiuti tossici nocivi che hanno provocato migliaia di morti. L’aver sottovalutato cosa succedeva in Campania ha portato al fenomeno della terra dei Fuochi.
A Firenze la situazione si è ripetuta, afferma il giudice. Basandosi sulle dichiarazioni dei rinvii a giudizio il sistema di complicità tra pezzi delle istituzioni e criminalità è palese. Sono coinvolti alti funzionari dei ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, politici e funzionari delle Ferrovie dello Stato. Traffico dei rifiuti tossici e nocivi, contestazione di gravi frodi, corruzione e violazione alle norme sull’ambiente sono i numerosi capi di imputazione contestati per l’AV in Toscana. Ora ci saranno i processi e le sentenze ma queste arriveranno più avanti e non si può aspettare, bisogna agire adesso.
Il Piemonte è la prossima frontiera, una possibile nuova terra dei fuochi. Qui agisce la ‘drangheta e Imposimato ricorda le custodie cautelari a seguito delle indagini nelle cave di S.Ambrogio e Chiusa S.Michele. Anche qui le terre di scavo sono lo strumento con il quale si nascondevano i rifiuti tossici.
La gravità della situazione, conclude Imposimato, è data dal comportamento del governo che continua a produrre leggi volutamente confuse che, con la scusa della semplificazione, mirano a derubricare questi reati, contrariamente a quanto previsto dalle normative europee.
Bisogna agire e l’invito appassionato del magistrato è a tutti i No Tav e i cittadini della Val Susa di non mollare mai!

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