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Chiara Appendino: il volto M5S “trasparente” per Torino

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di Davide Amerio per Tgvallesusa.it

Il M5S ha scelto la candidata Sindaco per le prossime elezioni di primavera. E’ l’attuale consigliera Chiara Appendino già presente in Comune dalla passata legislatura e spina del fianco dell’attuale sindaco Piero Fassino.

Conosciuta a apprezzata per la sua passione e l’impegno in ogni battaglia condotta in Sala Rossa, riportiamo qui un’intervista che ci ha gentilmente concesso durante il Movifest 2015 tenutosi a Torino.

D: Siamo nell’ultimo anno di legislatura per il comune di Torino. Com’è cambiata Chiara Appendino con questa esperienza?

R: E’ cambiata Chiara ma è cambiato anche il movimento, siamo entrati non sapendo bene cosa avremmo dovuto fare, con chi avremmo avuto a che fare, quali erano gli strumenti a disposizione. In questi quattro anni grazie agli attivisti e al coinvolgimento delle persone siamo cresciuti molto, sia sul territorio che nelle istituzioni dove abbiamo acquisito una certa credibilità. Siamo pronti per governare a differenza di quattro anni fa.

D: l’anno prossimo ci saranno le elezioni. Come potrebbe essere una Torino a cinque Stelle?

R: Torino a cinque stelle rifletterà – spero, – le nostre cinque stelle. Tanti i temi: partecipazione, trasparenza, meritocrazia, il coinvolgimento delle istanze del territorio che oggi sono molto lontane dalla politica e da ciò di cui si discute ogni giorno. Ora stiamo facendo un lavoro propedeutico. Sono già due mesi che abbiamo dei gruppi di lavoro sul programma: cultura, turismo, emergenza casa e povertà, per esempio. Questi gruppi incontreranno associazioni e enti che lavorano sul territorio per definire il programma.

D: Tu hai una “storia” di battaglie dirette con Fassino… quali sono gli argomenti sui quali la poleica è più vivace?

R: Forse lo scontro che più si ripete è quello sulla visione della città. Fassino tende a creare e raccontare una città di “cartapesta”, praticamente quello che è il “centro”. L’ultima volta si è nuovamente irritato quando gli ho fatto presente che la Torino che lui racconta è un “pezzo” della città, non è la città che vivono tutti. La città vera è quella dove un torinese su dieci è in condizione di povertà assoluta, dove le periferie sono lasciate in uno stato di abbandono. Emerge una forte richiesta sociale sempre più forte. E’ una città diversa da quella che racconta lui.

D: Che cos’è il “Sistema Torino?”

R: E’ stato uno dei primi scontri avuti con Fassino. E’ un termine che abbiamo in parte coniato noi avendo fatto emergere il caso di questa dirigente fiduciaria, già nominata da Castellani, poi Chiamparino e poi Fassino, che amministrava una specie di assessorato a sé stante per la gestione di tutti gli eventi. Era giunta ad affidare appalti all’azienda del figlio senza fare le gare. Da lì sono emerse altre cose sugli appalti e così abbiamo raccontato questo “Sistema Torino” che è un sistema chiuso, dove il PD che ha governato per 20 anni continuativi in questa città, ha creato relazioni, conoscenze e consenso per cui un pezzo di città rimane fuori. Abbiamo fatto molte proposte per scardinare questo sistema: dal cambio del sistema delle nomine, per renderle più trasparenti; ai bandi che devono essere pubblici e non decisi dagli assessori per i loro amici. Ma è molto dura. Per scardinare questo sistema dobbiamo “mandarli a casa”.

D: Città metropolitana, sostituisce le provincie ma risulta nei fatti poco convincente. Cosa ne pensi?

R: ancora un grande punto interrogativo a livello di città la Città Metropolitana non è assolutamente sentita. Non si capisce bene quale sia il suo ruolo e cosa faccia realmente. Probabilmente ciò è anche dovuto alle procedure che eleggono i componenti. Eletti che eleggono altri eletti, una vera follia. Questo ha allontanato l’ente rispetto al cittadino. A oggi la Città Metropolitana sembra davvero una scatola vuota: senza bilancio, con Fassino che ricopre più ruoli (Presidente Anci, Presidente Città Metropolitana, Sindaco), diventa anche difficile incidere su una persona che governa tutto.

D: Salone del Libro, un fiore all’occhiello della città di Torino finito in mezzo alle polemiche

R: Noi abbiamo sovente contestato che utilizzassero molte risorse per sponsorizzare grandi eventi. Per esempio più di un milione di euro per essere presenti all’Expo 201 quando non abbiamo i soldi per l’emergenza casa. Il Salone del Libro è invece un evento fondamentale per la città di Torino, e abbiamo sempre sostenuto che fosse necessario finanziarlo. Il problema è che il salone arriva da gestioni che lo hanno tenuto in vita per molti anni ma con due incapacità politiche: la mancata gestione del cambiamento di governance nel momento in cui si sapeva che il responsabile sarebbe andato in pensione, e quindi sarebbe stato necessario un affiancamento di una nuova persona che mantenesse le relazioni; la concorrenza di Milano che sta crescendo. Al di là delle questioni giudiziarie queste criticità hanno creato scompiglio. Noi speriamo che il Salone rimanga a Torino. Ma se a Torino si investirà sempre di meno al contrario di Milano, il rischio è che in modo naturale l’evento si sposti laggiù. Noi ci battiamo a riguardo anche perché il Salone ha sia un ritorno culturale ma anche un ottimo ritorno economico come pochi altri eventi. Per ogni euro investito ne ritornano quaranta sul territorio.

(D.A.)

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